La presentazione dello scorso anno era avvenuta alla presenza, tra gli altri testimonial adidas, del Campione mondiale di vertical running Thomas Dold che ha scalato il Grattacelo Pirelli in circa quattro minuti.
Un’altra scalata, al successo, invece la Boost l’ha ottenuta nel corso dell’anno, con un boom di vendite che ha inevitabilmente portato l’azienda tedesca, produttrice di articoli sportivi, a proporre adesso la versione 2 che possiamo tranquillamente nominare anche 2.0 (se siete dei puristi del termine storcerete un po’ il naso ma in fondo trattiamo sempre argomenti leggeri, non prendeteci mai troppo sul serio) visti i notevoli contenuti tecnologici presenti al suo interno.
Andiamo ad analizzare la migliore scarpa da running in circolazione della faglia adidas nella nuovissima versione presentata ieri.
La Energy Boost 2 presenta naturalmente ancora una volta la caratteristica che la rende unica, ossia l’intersuola (lo “strato” di scarpa subito sopra la suola, quello che di solito ha la funzione di ammortizzare o comunque donare stabilità alle calzature) realizzata con una particolare mescola chiamata Boost.
L’intersuola sembra in polistirolo, in realtà svolge il compito opposto
Si tratta di un poliuretano termoplastico che somiglia tanto al polistirolo utilizzato per imballare i pacchi ma che in realtà assolve ad un compito esattamente opposto: mentre la funzione del polistirolo è quella di assorbire gli urti, il Boost incremente l’energia meccanica e potenziale prodotta dai runner durante la fase di corsa in cui il piede tocca terra (quando i due tipi di energia sono al minimo) in modo da favorire l’energia elastica prodotta dalle gambe ad avere uno stacco migliore: se il discorso vi è sembrato troppo complicato immaginate una mano invisibile che vi spinge un po’ più in alto ogni volta che mettete il piede a terra!
Altro grandissimo vantaggio della mescola è la stabilità della performance indipendentemente dalle condizioni climatiche: il Boost è in grado di resistere a temperature tra i 40° ed i -20°, cosa di cui non può vantarsi l’EVA che è il materiale utilizzato comunemente nell’intersuola, anche per le scarpe non da running.
Il quadro delle tecnologie di chiude con il solito foro applicato nell’intersuola per ospitare il MiCoach e la torsion bar che ormai adidas utilizza anche per le scarpe da moda vista la grande comodità.
Un ottimo prodotto davvero.
Difetti? Onestamente le nuove colorazioni sono bruttine, ma sull’estetica rimando sempre ai gusti dei singoli utenti. Probabilmente le ragazze impazziranno per il rosa ma per i maschietti? La sola alternativa del nero è troppo poco. Sembra quasi che la scarpa dica ai runner: sono performante, non posso essere pure figa!
Ecco la galleria fotografica proveniente dal sito dell’adidas:
Image credit by: Adidas.com
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[…] diventa luogo di allenamento per ragazzi più o meno giovani e consente agli sportivi amanti del running di correre nella pista ciclabile adiacente immergendosi nella tranquillità e romanticismo che la […]
[…] Circa sette anni fa l’adidas decise d’iniziare gli esperimenti per mettere sul mercato una scarpa da running che potesse avere delle componenti meccaniche simili a delle lame che svolgessero il ruolo di molla (da qui poi il futuro nome della scarpa da corsa: Springblade composta da spring che in inglese significa molla e blade che significa lama). La cosa che lascò perplessi tutti gli appassionati di running, e non solo, fu il fatto che da poco tempo tutte le principali Aziende produttrici di calzature da corsa avevano deciso di abbandonare prototipi che nella intersuola, la parte di scarpa che sta tra la suola esterna e la tomaia, presentassero delle componenti meccaniche. Adidas non lasciò ma anzi raddoppiò perché contemporanemante all’uscita della Springblade sui mercati del mondo si presentò la Boost di cui abbiamo parlato in questo articolo. […]