L’inverno, si sa, spesso rende la pratica di alcuni sport un più difficile o in alcuni casi quasi del tutto impraticabile. I rinfrescanti sport acquatici estivi lasciano spazio ad adrenaliniche discese in compagnia della propria fidata tavola, colti dalla splendida cornice delle catene montuose che ci circondano.

Uno spettacolare manto bianco ricopre tutto, il paesaggio diventa più suggestivo, come resistere alla tentazione di lasciare le proprie impronte sulla neve fresca?

E’ forse questo quello che pensano i molti appassionati di downhill, perché rinunciare alla pratica del proprio sport preferito causa neve?! Da un pò di anni la soluzione a questo problema è data dalle ormai note Fat Bike.fb

La prima apparizione di tale evoluzione risale al 1980, quando alcuni prototipi di gomme Michelin vennero testati nel Sahara. Ma sarà necessario aspettare una decina d’anni per vedere le prime Fat così come le conosciamo oggi, più precisamente il 1989, per opera di un progetto di Simon Rakower.
L’industria tardò qualche anno a capire la potenzialità di tale progetto fino al 2005, quando la Surly, giovane azienda del Minnesota, partorì la Pugsley, la prima Fat Bike industrializzata.

Questa tipologia di bici è pensata per poter pedalare in condizioni critiche, con terreni particolarmente cedevoli quali sabbia e neve basandosi su semplici principi di fisica.
Le normali MTB (Mountain Bike) montano infatti dei pneumatici troppo sottili per condizioni così estreme, facendo affondare la bici. Le Fat al contrario montano pneumatici che solitamente vanno dai 3,7” con cerchi più larghi da 44mm, a sorprendenti 4,5“-4,8” con cerchi che arrivano fino a 100mm. Aumentando la larghezza della ruota si incrementa la superficie di appoggio distribuendo il peso del veicolo su una superficie più ampia, evitando quindi di sprofondare nel terreno.salsa-beargrease1

L’evoluzione della dimensione del pneumatico porta di conseguenza anche a un totale adattamento del resto della bici, sono infatti necessari cerchi più larghi e forati al loro interno, in modo da attutire maggiormente gli urti con il terreno accidentato, forcelle più larghe, un telaio riadattato e un cambio ad hoc. Il tutto per garantire agli appassionati un‘esperienza quanto più divertente e sicura.

Ovviamente la presenza del manto nevoso rende un più difficoltose e pericolose le discese, le numerose avversità del terreno rimangono celate aumentando il rischio di cadute. Ma chiunque pratichi downhill non si fa di certo spaventare da qualche rischio in più.